La mia storia. Dicono che sono pazza…

thPAZZA
Care ragazze, volete essere single e indipendenti? Siete pazze. O almeno questo è quanto mi sono sentita dire tutte le volte che ho lasciato un uomo, compreso l’ultimo. Non che di fidanzati “veri” ne abbia avuti molti, ma per un motivo o per l’altro è sempre finita. “Perché mi lasci?” mi hanno chiesto. “Perché è finita, perché non ti amo più e perché anche tu hai cercato di limitare la mia vita e il mio lavoro. Perché sono nata libera e voglio vivere nell’indipendenza”, ho risposto io.
Care ragazze, tutti, nessuno escluso, mi ha risposto che evidentemente ho delle tare nel cervello. Uno addirittura mi ha detto che il mio è un male oscuro e che mi mangia l’anima. Ho quasi riso, ma a ben pensarci c’è poco da ridere.
Mi concentro sull’ultima esperienza, anche se è stata la più breve.
Io faccio la giornalista: lavoro impegnativo, se lo si vuol fare con vera professionalità. Lavoro che ti porta a stare fuori casa molto spesso, a essere chiamata anche nel cuore della notte per chissà quale motivo, ma soprattutto (e questo per i miei ex era il vero affronto), ti porta a conoscere mezzo mondo.
E scatta la gelosia, scatta quella voglia di dominio.
“Perché conosci tutte quelle persone, perché sei così gentile con tutti o quasi”. Perché il mio lavoro è parlare con gente più o meno importante e riportare a chi legge la verità.
E così, nel giro di poco tempo, la tua indipendenza non va più bene.
Vi pare che una donna di 38 anni possa non bramare al matrimonio e ai figli? Ma non ce l’ha un orologio biologico che ticchetta? A volte no, come nel mio caso. Dopo aver ragionato qualche giorno, l’ho lasciato. E via con sceneggiate degne di una tragedia di bassa lega, con minacce di suicidio e quant’altro. Telefonate disperate nel cuore della notte a mia madre (seriamente?), la quale è andata su tutte le furie, giustamente. Poi l’illuminazione: “ma piccina, come ho fatto a non pensarci! Sei pazza, probabilmente bipolare. Me lo ha detto anche lo psicologo a cui mi sono rivolto”. Un professionista serio, complimenti. Prima ha preteso di essere mio amico, tempestandomi di messaggi e telefonate. Poi, dato che non rispondevo perché magari stavo lavorando, è diventato aggressivo e prepotente. Ed è così che mi sono tornate in mente tutte quelle piccole avvisaglie a cui non avevo fatto caso e che, inizialmente, avevo preso come uno scherzo. “Bello l’ufficio nuovo, ma sei da sola?”. No, non sono da sola in ufficio, c’è un ragazzo con me. “Allora stai attenta, perché io ho sulle scrivanie di un mio vecchio posto di lavoro, ci ho scopato”. Come se la mia preoccupazione principale fosse quella di intessere una relazione con il mio collega. O ancora, detto tra le risate: “Se mi tradisci, te la cucio. Ti tolgo dal mondo”. Una volta, raccontando l’aneddoto di un collega che mi aveva mandato un bacio dalla porta della redazione e si era fatto beccare dal mio capo, facendo una figura barbina, mi sono sentita dire “E tu ti fai mandare i baci?”. Mai, mai, mai sottovalutare queste frasi dette tra lo scherzo e i sorrisi. Non lo farò mai più. Oggi ho letto il post di una mia amica su facebook: “Il miglior accessorio di una donna è il sorriso, SOPRATTUTTO se è il suo uomo a regalarglielo”. Avrei voluto chiamarla e dirle che no! Il sorriso lo deve avere sul volto solo per se stessa, perché è il suo spirito a donarglielo. Alla fine, penso che la chiamerò. A proposito, la frase più gettonata dopo “Sei pazza”? Ti conosco meglio io, che te stessa. Certo, come no.
Grazie per questo racconto inviato anonimamente.
Donne #nonsietesole
#midirasnur

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